Il ministro dell’economia italiano Daniele Franco, 67 anni, è considerato un uomo di fiducia del presidente del consiglio Mario Draghi, con cui ha lavorato alla Banca d’Italia. Franco si è fatto conoscere dall’opinione pubblica nel 2018, quando si è scontrato con il primo governo presieduto da Giuseppe Conte. All’epoca Luigi Di Maio e Matteo Salvini volevano realizzare in un solo colpo tutti gli ambiziosi progetti del governo formato dalla Lega e dal Movimento 5 stelle: flat tax, reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni. Il tutto senza tenere minimamente conto della disciplina di bilancio.
I due leader allora al governo dovettero fare i conti con le forti resistenze di Franco, ragioniere generale dello stato. In Italia il vertice della ragioneria generale dello stato è anche la figura che può mettere un freno all’indebitamento pubblico (difficilmente in altri paesi c’è un ruolo simile). Tra le sue prerogative ci sono la revisione del bilancio del governo e la possibilità di intervenire se la spesa pubblica minaccia di far saltare le finanze dello stato. Franco all’epoca intervenne e chiese correzioni. In quella occasione non si fece certo degli amici. Per i politici che allora erano al governo diventò un alto fuzionario che li ostacolava. Oggi gli viene riconosciuto il merito di aver impedito all’Italia di finire in una posizione marginale nei mercati finanziari e nell’Unione europea a causa della mancanza di disciplina finanziaria del primo governo Conte. Ma tutto fa pensare che come ministro dell’economia, Franco non sosterrà drastiche misure di risparmio. Sembra avere le idee chiare sulle riforme che servono all’Italia per realizzare il suo potenziale di crescita. Nel corso di una lunga carriera alla Banca d’Italia, di cui è stato direttore generale e dunque numero due, ha maturato una notevole esperienza nel campo delle finanze pubbliche e della politica monetaria.
All’inizio di novembre Franco ha tenuto una conferenza dal titolo “L’economia italiana e la pandemia”. In nove pagine di testo ha dato una valutazione della situazione attuale e ha proposto delle misure per il futuro. Oggi quella relazione suona quasi come un programma di governo. Si potrebbe perfino pensare che Franco già tre mesi fa avesse previsto il suo nuovo incarico.
Investire nella formazione
Secondo il nuovo ministro dell’economia, il rapporto tra il debito dell’Italia e il prodotto interno lordo dovrebbe essere progressivamente ridotto. Nel 2020, un anno caratterizzato della pandemia di covid-19, il rapporto è balzato dal 135 al 158 per cento. Per questo servirebbe un avanzo primario nel bilancio dello stato (quando le entrate superano le uscite, senza contare gli interessi sul debito pubblico), ma soprattutto l’Italia dovrebbe ritrovare la via della crescita economica. Se negli ultimi vent’anni non ci è riuscita è in gran parte a causa di una produttività insufficiente. Franco pensa che per aumentarla ci voglia una pubblica amministrazione che non ostacoli le aziende, ma le sostenga, e maggiori investimenti nella formazione. Secondo lui l’economia italiana ha bisogno di investimenti e innovazione. L’obiettivo è prevenire la minaccia della disoccupazione di massa e consentire l’ingresso nel mondo del lavoro ai giovani: sono loro i più colpiti dalla recessione. Bisogna combattere lo “scoraggiamento” che rischia di diffondersi nella società quando la pandemia starà per terminare. Anche la condizione mentale della popolazione influenza le congiunture economiche e l’economista Franco ne è perfettamente consapevole. ◆ nv
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Questo articolo è uscito sul numero 1397 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati