Bob Dylan continua a sorprendere da oltre mezzo secolo. Ha smentito l’idea che le rockstar debbano ritirarsi, che i tour finiscano e che gli archivi si esauriscano. La sua Bootleg series non raccoglie solo rarità: racconta storie. Il diciottesimo volume, Through the open window, 1956-1963, segue un giovanissimo Dylan dal Minnesota alla scena folk di Greenwich village, fino al cuore del movimento per i diritti civili. È un viaggio che umanizza il mito e ne accresce la grandezza.
Dalle prime registrazioni amatoriali emerge un ragazzo incerto che imita Woody Guthrie, ma presto la sua voce trova convinzione e originalità. Brani come He was a friend of mine e Dink’s song mostrano la nascita del suo stile personale, mentre i primi inediti – I was young when I left home, Tomorrow is a long time – rivelano un autore che trasforma il folk in poesia personale. Poi arrivano i capolavori: Masters of war, Blowin’ in the wind, fino al trionfo alla Carnegie Hall nel 1963, dove un pubblico incantato ascolta un artista ormai maturo. Through the open window racconta il cammino di Dylan verso la grandezza.
Matt Melis, Paste
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Questo articolo è uscito sul numero 1639 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati