Il film di Cherien Dabis è una favola morale sotto forma di dramma familiare epico. In questo risiedono la sua sorprendente potenza e, volendo, anche qualche goffagine. Il film parte nel 1988, mostrandoci una protesta in cui è coinvolto un adolescente. Poi si torna indietro al 1948, dove conosciamo il nonno del ragazzo. Seguiamo poi la famiglia nel 1978, di nuovo nel 1988 e oltre attraverso episodi che dimostrano gli infiniti cicli di umiliazioni che i palestinesi hanno dovuto subire. L’approccio apparentemente semplicistico di Dabis ha però uno scopo preciso: la prima metà del film è in realtà un prologo alla storia dell’adolescente che abbiamo incontrato all’inizio, su cui non diremo di più tranne che il film riserva ancora momenti sorprendenti e alla fine si esce distrutti. Bilge Ebiri, Vulture
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Questo articolo è uscito sul numero 1632 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati