Il 15 luglio in Florida è stata eseguita la condanna a morte contro Michael Bell, un uomo di 54 anni giudicato colpevole di duplice omicidio nel 1993. “È stata la ventiseiesima esecuzione del 2025, il numero più alto dal 2015”, scrive il Miami Herald. “L’aumento si spiega in buona parte con le iniziative dei politici repubblicani negli stati più conservatori del sud del paese”. Più della metà delle esecuzioni infatti è avvenuta in Florida, Texas e South Carolina. In ventuno casi le sentenze sono state eseguite con iniezione letale, in due tramite fucilazione (in South Carolina), in tre con il metodo dell’ipossia da azoto (in Alabama), che gli esperti delle Nazioni Unite considerano una forma di tortura. Sondaggi recenti mostrano che nel 2024 il sostegno pubblico alla pena di morte negli Stati Uniti è sceso ai livelli più bassi degli ultimi cinquant’anni, fermandosi al 53 per cento (nel 1994 il dato era dell’80 per cento). Il calo è particolarmente evidente tra i giovani: oggi solo il 12 per cento degli statunitensi tra i 18 e i 43 anni è favorevole alla pena di morte.
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Questo articolo è uscito sul numero 1623 di Internazionale, a pagina 29. Compra questo numero | Abbonati