Lo chiamano il Silenzio. È l’evento catastrofico che ha cancellato ogni forma di linguaggio dal mondo. Dopo il Silenzio i morti vagano senza meta come fantasmi e gli incubi prendono vita sotto forma di mostri. Con il tempo, gli esseri umani riscoprono il modo per “divinare” nuove parole e cominciano lentamente a ricostruire la civiltà. In questo paesaggio bizzarro, dove le parole sono preziose e chi le crea stabilisce anche legge e ordine, tutto ciò che è senza nome è estremamente pericoloso. I civili, ovvero coloro che hanno un nome, ripongono la loro fiducia nei comitati delle mappe dei fantasmi, dei sogni e dei nomi, incaricati di proteggerli dagli orrori del mondo selvaggio e ignoto. Per questo l’aralda che lavora per il comitato dei nomi consegnando nuovi nomi al mondo, fatica a sentirsi a casa: lei un nome non ce l’ha. Perfino sua sorella l’ha abbandonata, rifiutandosi di rispondere alle sue lettere. Per qualche motivo suo padre non le aveva mai dato un nome, condannandola così a essere temuta. Quando il suo capo al comitato dei nomi viene ucciso, l’aralda è costretta a fuggire, intraprendendo un viaggio per scoprire la verità sugli attacchi e sul proprio passato. Jedediah Berry descrive con sensibilità la magia intangibile di una parola nuova portata in un luogo dove prima non esisteva. A volte il tono onirico rende un po’ confusa la costruzione del mondo descritto dal romanzo. Ma La canzone dei nomi è un fantasy affascinante che parla di come ricostruire il mondo attraverso le parole.
Kirkus Reviews

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Questo articolo è uscito sul numero 1622 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati