Da più di quarant’anni l’autore olandese Cees Nooteboom vive in Spagna, nelle Baleari, a Minorca. In Pioggia rossa lo scrittore restituisce la sua immagine dell’isola – e questa differenza è essenziale, come spiega in uno degli intermezzi sulle sue primissime peregrinazioni isolane, nei primi anni cinquanta. Quando oggi Nooteboom sfoglia i vecchi diari di viaggio, ci ritrova un certo entusiasmo, ma “neanche un alito di talento”. Quello che non aveva ancora imparato, osserva, è che il racconto delle esperienze e delle impressioni prende vita solo quando entra in gioco l’immaginazione: anche quando tutto è “vero”, occorre trasformarlo, inventare qualcosa. La casa, il giardino e la cucina di Cees Nooteboom – lo scenario quotidiano su cui si posa il suo sguardo durante la scrittura – ci vengono mostrati ma non senza filtri. I suoi schizzi trasmettono, a una lettura superficiale, una grande spensieratezza: Nooteboom giardiniere che esplode in pura gioia quando la sua agave fiorisce (cosa che accade solo una volta ogni 25 anni); l’amico degli animali che, sentendo un tipico lamento acuto, corre fuori perché l’accoppiamento delle tartarughe è uno spettacolo eroico. Diverse osservazioni in Pioggia rossa sono così precise da sospendere per un attimo la transitorietà che domina ogni cosa. Anche se è un’illusione pensarlo, queste cose resteranno per sempre: la sabbia rossa del Sahara portata dalla pioggia sull’isola, le “falene grandi quanto un pollice” e la solitaria farfalla del vulcano.
Peters Arjan, De Volkskrant (2007)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1618 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati