Questo bellissimo disco è presentato dalla Deutsche Grammophon con il nome di Krystian Zimerman più in rilievo degli altri, ma in realtà non c’è un goccio di ostentazione personale né da parte del pianista polacco né dei suoi colleghi. Ma il grande controllo non significa che l’esecuzione di questi ultimi due quartetti con pianoforte di Brahms abbia qualcosa d’insipido. Al contrario, emana calore, angoscia e lirismo di proporzioni shakespeariane. L’inizio schubertiano del terzo quartetto, che pare fosse dedicato a Clara Schumann, è un fiume di turbolenza tra i suoi estremi drammatici, straordinariamente fluido e flessibile. L’impetuoso scherzo è pieno di vulcanica effervescenza, mentre il movimento lento si schiude con affetto intorno al violoncello di Okamoto. Tutto è avvolgente ma mai soffocante. Nel secondo quartetto, di proporzioni sinfoniche, i passaggi quasi orchestrali del piano sono caldi e leggeri. I movimenti lenti cominciano in modo sempre luminoso, per poi passare dalla serenità alla passione più ardente. Il risultato è struggente nella sua forza e nobiltà, mentre i volubili movimenti veloci traboccano di brio e arguzia. È musica da camera di altissimo livello.
Michelle Assay, Gramophone
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Questo articolo è uscito sul numero 1618 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati