Uno dei primi dischi di Evgenij Sudbin è stato un recital di Skrjabin, pubblicato dalla Bis nel 2007. Comprendeva tre sonate per pianoforte insieme a una selezione di miniature che spaziavano lungo tutta la carriera del musicista russo. Per la sua venticinquesima uscita con l’etichetta, Sudbin è tornato allo stesso compositore e allo stesso schema. Anche se il titolo dell’album è fornito da Vers la flamme, un lavoro del 1914 intensamente compresso, sono le due sonate, la quarta e la decima, a dare peso e concentrazione, unite ad alcuni brani più brevi: selezioni di preludi dalle op. 11 e 16, studi dalle op. 8 e 42, e la Fantasia op. 28. Il disco ripercorre il percorso creativo di Skrjabin, dagli esordi chopiniani dei preludi al mondo rarefatto delle opere finali, in cui forgiò il suo personalissimo modernismo. La padronanza di Sudbin di ogni sfida tecnica della scrittura pianistica di Skrjabin è impressionante, con colori sempre seducenti. Il modo in cui tratta i preludi, ognuno un piccolo gioiello romantico, è squisito, la quarta sonata è provocatoriamente sfuggente: la fitta rete di trilli nella decima sonata è resa con meravigliosa chiarezza. Sudbin umanizza questa musica mentre Horowitz, nelle sue storiche registrazioni, la rendeva austera ed estranea.
Andrew Clements, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1616 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati