Qualche anno fa si parlava di Yasmine Dubois con il suo vecchio nome d’arte, Lafawndah. Oggi l’artista si presenta come Kukii, nuova incarnazione nata al Cairo, la città delle sue origini. “Spesso mi chiedono di spiegare in modo razionale il cambiamento di nome e di città, ma la mia vita non funziona così”, dice. Di sicuro sappiamo che Kukii, di origine egiziano-iraniana, è cresciuta tra Teheran e Parigi. Dal 2015, come Lafawndah, ha conquistato la scena dell’avanguardia: ha firmato con la prestigiosa etichetta Warp, ha collaborato con Midori Takada, Jeff Mills e Kelela, si è esibita alla Fondation Cartier e alla Biennale di Venezia. Il legame con il Cairo è nato in seguito a una performance nel 2016: “Dopo quel concerto, ho continuato a tornarci. Attraverso la musica, sono entrata in contatto con una parte della mia vita che m’intimidiva”. La sua porta d’ingresso musicale? Il mahraganat, il rap di strada egiziano nato dalla rivoluzione del 2011, scoperto accanto a Sadat, figura chiave del genere: “Non parlavamo la stessa lingua, comunicavamo con la musica”. Questa esperienza ha segnato il nuovo ep Rare baby, sei brani dove punk e grunge si mescolano. Camminare per il Cairo significa vivere dieci secoli di musica intrecciati. “Qui la musica è ovunque, non serve Spotify. Molti artisti egiziani coltivano un rapporto profondo con la loro storia. È bellissimo vedere una scena che cresce guardando dentro sé stessa”
Théophile Pillault,
Pan African Music
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Questo articolo è uscito sul numero 1612 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati