◆ Le cause intentate contro l’industria dei combustibili fossili si sono spesso scontrate con la difficoltà di quantificare con precisione la responsabilità delle singole aziende nel cambiamento climatico e l’ammontare dei danni da loro provocati. Ma ora due ricercatori statunitensi hanno sviluppato un metodo che consente di stabilire un legame diretto tra le emissioni di ogni compagnia e le perdite economiche che ne derivano. In uno studio pubblicato su Nature, hanno simulato l’andamento delle temperature medie globali tra il 1991 e il 2020 con e senza le emissioni prodotte da più di cento delle principali aziende di combustibili fossili, considerando sia quelle direttamente legate alle loro attività sia quelle dovute all’uso dei loro prodotti. Poi hanno usato i dati storici per calcolare le differenze nel riscaldamento delle singole regioni e i suoi effetti sull’economia, come l’aumento della mortalità, i danni all’agricoltura e il calo della produttività del lavoro. In questo modo hanno concluso che nei trent’anni presi in esame le emissioni delle aziende hanno provocato un calo del pil globale compreso tra 12mila e 49mila miliardi di dollari, e che le cinque aziende più grandi sono responsabili ciascuna di una perdita di almeno mille miliardi di dollari. Resta da vedere quanti tribunali decideranno di accettare questa ricerca come prova, ma una sua versione provvisoria è già stata usata come base per le leggi sui risarcimenti dei danni climatici adottate dagli stati del Vermont e di New York.

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Questo articolo è uscito sul numero 1612 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati