Il terzo lavoro del sestetto britannico, oltre a essere un passo avanti decisivo nella sua evoluzione e una dimostrazione d’incredibile creatività, è uno dei dischi più belli e particolari usciti dal Regno Unito negli ultimi dieci anni. Nonostante la reinvenzione imposta dall’uscita pacifica del frontman Isaac Wood, il gruppo conserva una continuità con il passato e una forte coesione, puntando su tre voci femminili e una vera orchestra di strumenti. Le canzoni mostrano nuovi livelli di complessità, senza essere indulgenti. Musicalmente attingono da generi così vari da creare quasi uno stile a parte: alcuni brani non stonerebbero nella colonna sonora di un film di Sofia Coppola, altri in un festival medievale. E tutti e undici si fondono alla perfezione. Gli arrangiamenti elaborati fanno da contraltare alle semplici verità che vengono fuori nei testi, ispirati alle relazioni personali nella nostra epoca. Forever howlong conferma i Black Country, New Road come una delle band più vitali e innovative in attività.
Marc Abbott, Under The Radar
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Questo articolo è uscito sul numero 1609 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati