Malachy Tallack viene dalle Shetland ed è un pescatore. Ha cominciato a pescare da bambino e ha pescato in tutto il mondo. Tallack è naturalmente molto bravo con il salmone, il re delle nostre acque, “enigmatico, imprevedibile e molto forte”. Talmente forte che io stesso non sono mai riuscito a prenderne uno. Tallack comunque trova che la trota sia molto più affascinante del salmone, “insuperabile, più bella senza alcun confronto”. La pesca con la mosca è un’arte e Tallack descrive con dovizia di particolari la scelta e il fissaggio delle esche. Alcuni pescatori sono abitudinari, altri sperimentano le forme e le associazioni più bizzarre. La gran parte delle volte però è tutta questione di fortuna più che di tecnica. Molti pescatori sono degli snob, soprattutto qui in Scozia, dove fiumi e torrenti promettono grandi quantità di trote e salmoni e guardano dall’alto in basso i pescatori inglesi appollaiati su uno sgabello lungo fiumi lenti e limacciosi. Tallack però non ha tempo per gli snobismi. Illuminati dall’acqua è un libro ricco e incantevole ma è anche un libro triste. Verso la fine Tallack scrive: “Pescare è un modo per ricordarmi che il mondo è ancora bello. Ma stare davanti all’acqua oggi vuol dire soprattutto confrontarsi con la perdita, con i metodi che abbiamo escogitato, e che stiamo ancora escogitando, per rendere il mondo sempre più brutto”. Tutto vero e tutto molto triste. Tallack non è ottimista ma la pesca continua a dargli un filo di speranza.
Allan Massie, The Scotsman
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Questo articolo è uscito sul numero 1600 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati