È stata Marianne a piantare il cartello all’ingresso della strada sterrata: “Siete arrivati in paradiso”. Ma come si chiamava l’uomo che, secoli prima, aveva dato per primo un nome edenico a questo angolo di mondo? Le generazioni si erano succedute nella fattoria, avevano seminato, piantato, raccolto. Avevano accudito il bestiame. Non risparmiando mai gli sforzi. Così duri che la vita in paradiso deve essere sembrata più un estenuante purgatorio. Il padre di Marianne era morto sul lavoro. Sua moglie, Emilienne, aveva preso il suo posto. Forte, incrollabile. A diciott’anni, Marianne, l’ereditiera, non sentiva di poter competere con sua madre, così era partita per la città. Tornò qualche anno dopo con un certo Étienne. Uno studente di geografia ignorante della vita di campagna, ma che grazie a lei, e per lei, era caduto sotto l’incantesimo del luogo. Giorni felici. L’insegna risale a quell’epoca. Poi Marianne ed Étienne sono stati uccisi, lasciando Emilienne con due piccoli orfani. Il nuovo romanzo di Cécile Coulon è una storia di famiglia, di generazioni e di attaccamento alla terra. È costruito come una tragedia, dove ognuno dei protagonisti non può sfuggire al destino che lo attende. Coulon porta il lettore fuori strada, ma solo per riportarlo all’esito che aveva intuito fin dall’inizio. Un racconto crudele di amore, follia e possessione. Xavier Houssin, Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1427 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati