Viaggiatori europei negli Stati Uniti, milioni (fonte: statista)

È passato un anno e mezzo da quando gli Stati Uniti, per contrastare l’epidemia di covid-19, hanno chiuso le frontiere a chi arriva dall’Europa. La nuova amministrazione del presidente Joe Biden ha deciso di non eliminare il divieto introdotto dal suo predecessore Donald Trump, probabilmente per non dare l’impressione di voler riaprire il paese mentre i contagi tornano a salire. Questa situazione, spiega Annalisa Merelli su Quartz, sta creando effetti paradossali. “Il divieto non riguarda tutti gli europei: si applica solo a chi proviene da uno dei 26 paesi dell’area Schengen. Che però può arrivare negli Stati Uniti passando da un ‘paese-ponte’, a condizione di esserci rimasti per almeno 14 giorni”. Tra i paesi-ponte più popolari c’è la Croazia. Molti europei – con un visto per lavorare o studiare negli Stati Uniti o semplici turisti – vanno a Dubrovnik, e da lì volano in una città americana. “Ma spesso chi ha i requisiti per entrare negli Stati Uniti viene comunque lasciato a terra dalle compagnie aeree, senza ricevere molte spiegazioni”. In realtà i paesi dell’area Schengen hanno tassi di contagio più bassi rispetto agli Stati Uniti. Anche per questo il 30 agosto l’Unione europea ha consigliato ai governi nazionali di vietare l’ingresso a persone che arrivano dagli Stati Uniti per motivi non essenziali .

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Questo articolo è uscito sul numero 1425 di Internazionale, a pagina 27. Compra questo numero | Abbonati