Mentre le scuole nel Regno Unito riaprono i battenti – quelle in Scozia lo hanno già fatto – c’è un certo nervosismo per il possibile aumento dei contagi da covid-19, preludio di un nuovo inverno difficile. Al momento la commissione governativa incaricata di fornire previsioni sull’andamento della pandemia, la Spi-m-o, ritiene “ragionevole che il governo si prepari ad affrontare quest’eventualità”. È uno dei consigli meno utili che gli scienziati potessero dare. Probabilmente il modo migliore per prepararsi a questa eventualità è intervenire con decisione per rendere la vita scolastica il più normale possibile.
In mancanza di pericoli chiari e immediati, dobbiamo ricordarci che i giovani hanno sofferto abbastanza, quindi è indispensabile fare di tutto affinché ricevano la migliore istruzione possibile. Per la grande maggioranza degli studenti questo significa tornare in classe senza limitazioni e sostenere in presenza gli esami del prossimo anno.
I componenti della Spi-m-o non hanno ancora trovato un accordo per stabilire se le scuole hanno avuto un ruolo significativo nella diffusione del virus. Secondo una teoria, le scuole riflettono semplicemente il livello dei contagi dell’ambiente che le circonda. Una seconda teoria, più plausibile, è invece che gli incontri a scuola, rispetto alle attività che i bambini farebbero normalmente, producano livelli di contagio più elevati. Ma al di là di queste valutazioni, non dovremmo considerare i livelli di contagio come l’elemento determinante per la risposta politica. Come ha dichiarato Jeremy Farrar, esponente dello Scientific advisory group for emergencies (Sage) e direttore della fondazione Wellcome trust, “i contagi non spariranno”.
Farrar ha chiesto “un dibattito pubblico informato sulle opzioni disponibili per il 2021 e il 2022” su come mantenere l’equilibrio tra accettare alcuni contagi, ricoveri e decessi (anche se molti meno rispetto al periodo precedente ai vaccini) e l’eventuale necessità d’imporre alcune restrizioni. Il dibattito deve partire dal presupposto che le scuole hanno la priorità. Se ci sarà bisogno di restrizioni, non dovranno essere introdotte a scapito dell’istruzione. I giovani, soprattutto quelli che sono già in una situazione svantaggiata, hanno sofferto troppo a causa della pandemia. Dobbiamo assicurarci che non vengano danneggiati ancora di più. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1425 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati