Gli australiani Goon Sax tornano con un album immerso in strati multidimensionali. Il tema del disco è l’immagine che ognuno ha di sé e cosa significhi riflettere come degli specchi le emozioni delle persone intorno a noi. Mirror II suona molto intimo e quando lo si ascolta è facile entrare in sintonia con la scrittura del trio di Brisbane, che ha vissuto insieme in una casa nel Queensland durante la lavorazione dell’album. I punti forti sono nelle diversità tra i componenti, che intelligentemente si sostengono a vicenda, lasciando a ognuno lo spazio per mostrare la propria personalità musicale. Ci sono canzoni a cui prestare particolare attenzione, come Psychic, costruita su una serie di sintetizzatori drammatici che donano al pezzo il fascino oscuro della dance pop anni ottanta. Sebbene le voci si conquistino un ruolo centrale nella maggior parte dei casi, uno dei momenti più notevoli è Bathwater, con i suoi riff garage. Capita di ascoltare anche tracce un po’ deboli come Temples. Ma questo disco è abbastanza forte da rendere felici i fan del gruppo e conquistare anche un nuovo pubblico.
Isabel Crabtree,
Loud and Quiet

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Questo articolo è uscito sul numero 1418 di Internazionale, a pagina 122. Compra questo numero | Abbonati