Le legge recentemente approvata in Ungheria che vieta di parlare di tematiche lgbt in ambienti dove ci siano minorenni sta creando forti tensioni con le istituzioni e i paesi dell’Unione europea. Diciassette di loro (tra cui l’Italia) hanno firmato un documento in cui denunciano la “stigmatizzazione delle persone lgbt” e la “violazione del loro diritto fondamentale alla dignità”. Il primo ministro olandese Mark Rutte ha dichiarato che “per quest’Ungheria non c’è posto nell’Unione europea”. Altrettanto dura è stata la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: “La legge ungherese è una vergogna, discrimina le persone sulla base dell’orientamento sessuale e va contro i valori fondanti dell’Unione”. “Il governo ungherese ha oltrepassato il limite”, scrive l’Irish Times. “Ormai il premier Viktor Orbán si oppone a tutti i valori che l’Europa sostiene. Eppure l’Ungheria non ha intenzione di lasciare l’Unione. Anzi, è proprio il denaro europeo che tiene a galla il governo. È arrivato il momento di bloccare i fondi a Budapest”. “Orbán è chiaramente antieuropeo”, aggiunge Der Standard, “ma è un errore chiedere che l’Ungheria sia cacciata dall’Unione, come ha fatto Rutte. Perché Orbán non è l’Ungheria. Bisogna invece sostenere gli ungheresi. Saranno loro a sbarazzarsi del primo ministro con il voto”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1416 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati