Il ghiacciaio dell’Aletsch, in Svizzera (Laurent Gillieron, Keystone/Ap/Lapresse)

“La politica della Svizzera sul clima è ridotta a un cumulo di macerie”, scrive la Neue Zürcher Zeitung: al referendum del 13 giugno la legge sull’anidride carbonica è stata bocciata a sorpresa con il 51 per cento dei voti. Il progetto elaborato dal governo federale per rispettare gli impegni sulla riduzione delle emissioni presi con l’accordo di Parigi prevedeva d’imporre una tassa sui combustibili fossili e sui biglietti aerei per alimentare un fondo per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Il fronte del no, guidato dai populisti di destra dell’Unione democratica di centro, ha però saputo sfruttare le preoccupazioni della popolazione per le conseguenze economiche della pandemia, sottolineando l’impatto delle misure sulla classe media. Inoltre, secondo la Nzz il governo ha commesso un errore tattico presentando la legge insieme con due proposte per limitare l’uso dei pesticidi e di altri composti chimici, fortemente osteggiate dagli agricoltori: entrambe le iniziative sono state bocciate come previsto, e hanno contribuito a mobilitare gli elettori delle aree rurali contro la legge sul clima. Al fallimento infine ha contribuito anche una parte del movimento ambientalista, che si è schierata contro la proposta definendola insufficiente. Ora il governo dovrà stilare al più presto un nuovo piano, conclude la Nzz, e la direzione da prendere è chiara: “Il fondo verde dovrà essere ridimensionato, e i proventi delle nuove tasse dovranno essere redistribuiti per intero ai cittadini”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1414 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati