Chris Clor, Getty

Prima della pandemia le aziende statunitensi prendevano soldi in prestito a tassi molto bassi. Ma quando il covid-19 ha mandato il paese in recessione, hanno continuato a contrarre debiti approfittando d’interessi ancora più bassi, scrive il Wall Street Journal. Secondo la società di consulenza Dealogic, nell’ultimo anno le aziende statunitensi, escluse quelle finanziarie, hanno emesso obbligazioni per 1.700 miliardi di dollari, quasi seicento miliardi in più del previsto. Dai dati della Federal reserve (Fed, la banca centrale degli Stati Uniti) emerge che alla fine di marzo erano indebitate per 11.200 miliardi, circa la metà del pil nazionale. Questo fiume di denaro, continua il quotidiano, ha aiutato tutte le aziende – dalle compagnie aeree alle catene di sale cinematografiche – a superare una crisi che ha polverizzato i loro fatturati. Adesso il problema è capire se in questo modo le imprese abbiano semplicemente spostato in avanti il momento di fare i conti con i danni provocati dalla pandemia. Molti manager e investitori ammettono che quelle più indebitate potrebbero subire conseguenze gravi e durature se i tassi d’interesse dovessero tornare a crescere. Il fatto incoraggiante è che molte aziende cominciano di nuovo a incassare soldi e sono pronte a ridurre i loro debiti. La compagnia aerea Delta Airlines ha dichiarato che tornerà a livelli normali d’indebitamento entro due anni. A marzo, infatti, ha già rimborsato un prestito di 1,5 miliardi di dollari e presto restituirà altri 850 milioni. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1414 di Internazionale, a pagina 109. Compra questo numero | Abbonati