Il dirottamento dell’aereo Ryanair in volo da Atene e Vilnius e l’arresto del giornalista Roman Protasevič hanno risvegliato l’interesse internazionale sulla crisi politica bielorussa, che si trascina da quasi dieci mesi e ha trasformato il paese in una vera e propria dittatura. Secondo NV, “il 23 maggio Aleksandr Lukašenko ha fatto una mossa imprevista, portando il terrore fuori dai confini del suo paese”. Il presidente bielorusso, continua il settimanale ucraino, “ha perso il lume della ragione e crede ormai di essere un novello Stalin”. Anche secondo Artëm Šraibam, che scrive sul Moscow Times, “la crisi bielorussa ha smesso di essere una questione nazionale ed è diventata una faccenda di interesse globale. Il rapporto tra i paesi occidentali e Lukašenko non potrà più essere ricucito”. In questa situazione sarà interessante capire fino a che punto la Russia sarà disposta a sostenere il regime di Minsk. Intanto il 28 maggio Vladimir Putin ha ospitato Lukašenko a Soči. Nell’incontro il presidente russo ha ricordato i profondi legami tra i due paesi e ha accusato l’occidente di aver reagito ai fatti del 23 maggio in modo isterico ed eccessivamente emotivo. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1412 di Internazionale, a pagina 37. Compra questo numero | Abbonati