Aly Song, Reuters/Contrasto

Il governo cinese ha annunciato che presto le coppie potranno avere fino a tre figli. La decisione è arrivata dopo che il censimento del 2020 ha evidenziato un preoccupante calo delle nascite. La fine della politica del figlio unico, nel 2016, non è bastata, visto che il tasso di fecondità è sceso a 1,3 figli per donna, il livello più basso dagli anni sessanta. Il Quotidiano del popolo spiega che oltre a eliminare il limite di due figli, Pechino ha annunciato che migliorerà l’assistenza all’infanzia, la qualità dell’istruzione e il sistema che regola il congedo di maternità. “Ma”, scrive il South China Morning Post, “il calo del tasso di fecondità è legato a fattori sociali ed economici, non al limite dei due figli. Come in altre parti del mondo, più aumentano il livello d’istruzione e il reddito delle donne, più diminuisce la loro aspirazione ad avere figli. E comunque imporre una quota, non importa quanto grande, manda un messaggio ambiguo ai cittadini. Il governo vuole o no che si facciano più figli? Allora perché non togliere del tutto il limite? Molte coppie della generazione Z, quella dei nati tra il 1995 e il 2009, sono scoraggiate dalla mancanza di servizi per l’infanzia a buon mercato, dal costo della vita e da ritmi di lavoro estenuanti”. Senza contare, dice Amnesty international, che il limite è comunque una violazione dei diritti sessuali e riproduttivi.

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Questo articolo è uscito sul numero 1412 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati