Trentatré anni. Tanti ce ne sono voluti per la traduzione in francese di The invention of Africa, il saggio del congolese Valentin-Yves Mudimbe che negli Stati Uniti è un testo fondamentale per chi affronta studi sull’Africa. È stato Mamadou Diouf, che insegna alla Columbia university di New York e dirige una collana per l’editore Présence Africaine, ad averlo portato in Francia. Dalla sua prima pubblicazione, nel 1988, il saggio di Mudimbe è diventato un classico, operando una rottura paragonabile a quella causata da _Orientalismo _di Edward Said e che arriva in un momento importante nel dibattito sui limiti dello sguardo occidentale sull’Africa. Demolire l’immagine dell’Africa confezionata dai missionari, dai colonizzatori, dagli esploratori è fondamentale: “Ancora oggi può aiutare a mostrare l’Africa come qualcosa di profondamente diverso dall’occidente e a individuare chi è rimasto imprigionato nelle vecchie strutture etnografiche”, ha detto Nadia Yala Kisukidi, che insegna filosofia all’università Paris VIII.
Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1410 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati