Orhan Pamuk ha due epidemie di cui preoccuparsi. Una è quella di covid-19, che non ha risparmiato la Turchia. L’altra ha colpito più di cento anni fa, ha germogliato nella mente dell’autore per anni e si diffonde nelle pagine del suo ultimo romanzo, Veba geceleri (che si può tradurre “La notte della peste”). Più di cinque anni fa Pamuk ha cominciato a scrivere una storia ambientata in un’isola dell’Egeo (inventata) all’inizio del novecento, durante un’epidemia di peste. Stava praticamente concludendo il romanzo quando è arrivato il covid-19. La realtà si è intromessa nella finzione costringendo l’autore a riscrivere intere parti del romanzo. Ora il libro è uscito in Turchia e Pamuk si dovrà preoccupare delle reazioni che potrebbe suscitare nelle autorità il modo in cui ha trattato Abdul Hamid II, sultano ottomano che cercò di prevenire il collasso dell’impero mescolando autocrazia e panislamismo, un personaggio che i moderni islamisti turchi hanno reinventato come un eroe. The Economist

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Questo articolo è uscito sul numero 1409 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati