L’attivista iracheno Ihab al Wazni, uno dei leader del movimento anticorruzione, è stato ucciso il 9 maggio a Kerbala, la città santa sciita. L’omicidio è stato subito attribuito alle milizie filoiraniane, sempre più potenti e violente, visto che Al Wazni in passato le aveva criticate pubblicamente. Il giorno dopo a Diwaniya, nel sud del paese, è stato ferito con un proiettile sparato alla testa il giornalista televisivo Ahmed Hassan. I due attacchi hanno scatenato l’indignazione degli abitanti delle due città, che sono tornati in piazza a protestare contro il governo guidato da Mustafa al Kadhimi e contro le ingerenze dell’Iran nella politica nazionale, spiega il quotidiano panarabo Al Araby al Jadid. A Kerbala è stato preso di mira il consolato iraniano. Nel dicembre del 2019 Al Wazni era sfuggito a un altro agguato in cui era rimasto ucciso un suo amico, l’attivista Fahem al Tai. Anche Hassan si è unito fin dall’inizio alla mobilitazione cominciata nell’ottobre del 2019 contro la corruzione del governo. Da allora almeno settanta militanti sono stati vittime di omicidi o tentati omicidi. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1409 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati