L’umore nazionale è un fattore decisivo per determinare il risultato delle elezioni. Di solito lo si valuta in base alla soddisfazione economica: negli ultimi anni la vita è diventata più facile o più difficile? E di chi è la responsabilità? Nelle circostanze straordinarie di un’emergenza sanitaria, tuttavia, il sentimento popolare nei confronti del governo è plasmato soprattutto dal modo in cui sono prese decisioni che riguardano la vita e la morte dei cittadini. E in questo momento nel Regno Unito si avverte un palpabile senso di sollievo. Il programma vaccinale prosegue secondo la tabella di marcia e con maggior successo rispetto a molti altri paesi, il tasso di contagi è basso e la vita sta gradualmente tornando alla normalità. Era inevitabile che i conservatori traessero vantaggio da questi cambiamenti. Lo stesso vale per i governi locali in carica in Scozia e Galles: gli elettori hanno premiato lo Scottish national party (Snp) e i laburisti gallesi per la loro gestione della pandemia.

È vero, i tory sono al potere da oltre dieci anni, ma solo 18 mesi fa il paese ha dato al premier Boris Johnson una maggioranza parlamentare di ottanta seggi, grazie a una campagna elettorale costruita sulla promessa di realizzare la Brexit e condotta non solo contro l’opposizione ma anche contro parte del Partito conservatore stesso. Perché mai gli elettori avrebbero dovuto voltare le spalle a Johnson così presto? Il successo dei vaccini ha eclissato le vecchie perplessità sulla sua gestione della pandemia. La Brexit c’è stata, come promesso. E sugli altri temi forse gli elettori pensano che sia troppo presto per giudicare il governo.

Questo è il contesto in cui vanno valutati i deludenti risultati ottenuti dal Partito laburista alle elezioni locali inglesi del 6 maggio. La speranza che il Labour potesse ribaltare la situazione ad appena un anno e mezzo dalla disastrosa sconfitta del 2019 era irrealistica.

Tuttavia Keir Starmer, che ha preso il posto di un leader molto impopolare come Jeremy Corbyn, non sembra aver nemmeno cominciato ad affrontare i problemi che hanno determinato quella disfatta. Le sfide che il Labour deve affrontare in Inghilterra sono enormi e non sono certo nate con Corbyn o la Brexit. Il partito perde voti tra i lavoratori da vent’anni. Per un periodo questi elettori delusi sono rimasti lontani dalle urne o hanno appoggiato partiti minori, ma con la Brexit il loro voto è stato in buona parte conquistato dai tory.

Il peso della Brexit

Nell’ultimo decennio l’età e i livelli di istruzione sono diventati criteri affidabili per prevedere il comportamento degli elettori: i giovani laureati tendono a votare per i laburisti, mentre i più anziani, con buon salario e casa di proprietà, sostengono i conservatori. La Brexit ha accelerato questo riallineamento, ma è un sintomo più che una causa del fenomeno. Considerato il sistema di voto britannico, maggioritario uninominale a turno unico, è impossibile che i laburisti vincano le elezioni senza costruire un ampio blocco elettorale. Tuttavia le divisioni all’interno del fronte progressista – che riunisce elettori socialmente aperti ed europeisti ed elettori più conservatori e favorevoli alla Brexit – oggi sono più rilevanti delle affinità in campo economico. Sulla Brexit, insomma, qualsiasi decisione netta avrebbe fatto perdere voti al Labour.

Da sapere
Da Hartlepool a Edimburgo

◆ Il 6 maggio 2021 in Inghilterra si è votato per il rinnovo di più di 140 consigli comunali e per l’elezioni diretta dei sindaci di tredici città. In Galles e in Scozia gli elettori sono stati chiamati a rinnovare i parlamenti locali, e a Londra si è votato per l’elezione della London assembly, che ha il compito di controllare l’operato del sindaco. Nella circoscrizione di Hartlepool si è invece svolta un’elezione suppletiva per un seggio al parlamento nazionale. Il risultato dei laburisti di Keir Starmer, leader del partito dall’aprile 2020, è stato deludente. La sconfitta più bruciante è stata proprio ad Hartlepool, storica roccaforte della sinistra, dove il candidato del Labour è stato sconfitto da quello conservatore.

◆ In Scozia, dove sul voto aleggiava la questione di un nuovo referendum per l’indipendenza, i nazionalisti scozzesi dello Scottish national party (Snp), guidato dalla _first minister _Nicola Sturgeon, hanno conquistato il 40,3 per cento dei voti e 64 seggi sui 129 del parlamento di Holyrood. Dopo il voto il governo centrale del premier conservatore Boris Johnson ha ribadito che non intende concedere un nuovo voto sui rapporti tra Edimburgo e Londra.


Per questo problema non esiste una soluzione rapida, ma è preoccupante notare che sotto la guida di Starmer il sostegno ai laburisti continua a calare.

È ancora presto per trarre conclusioni, ma è chiaro che Starmer non ha fatto abbastanza. Al di fuori del partito, avrebbe dovuto far capire all’opinione pubblica di aver compreso i motivi della sconfitta del 2019 e le attuali preoccupazioni degli elettori. È il punto di partenza per articolare un progetto alternativo per il paese. Ma Starmer, come altri esponenti laburisti di spicco, è un comunicatore scadente. Inoltre il suo tentativo di cavalcare il patriottismo è stato percepito come artificioso, e il suo linguaggio risulta poco coinvolgente. Sul fronte interno, in nome dell’unità del partito, Starmer ha invece evitato di affrontare alcune dure verità sulla necessità di parlare a tutti i cittadini e non solo ai militanti e agli attivisti. La questione è fondamentale, perché serve a mandare un messaggio chiaro agli elettori. Inoltre, la decisione di sollevare dalla presidenza del Labour Angela Rayner, una delle donne più stimate del partito, solleva forti dubbi sulla sua capacità di giudizio.

Finora i risultati dei conservatori al governo sono stati pessimi. Ma il Labour deve ancora conquistare il diritto a presentarsi come alternativa credibile. Le domande che aleggiano sui laburisti – quali categorie sociali rappresenta il partito? come costruire una base elettorale abbastanza varia per vincere? – non sono nuove, ma Starmer deve sforzarsi per trovare una risposta.

Nessun governo può durare per sempre. Alla fine i britannici si stancheranno dei conservatori. Ma non è detto che, quando succederà, i voti andranno automaticamente ai laburisti. Starmer deve fare il possibile per spiegare ai britannici qual è il futuro che il suo partito vuole offrire al paese. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1409 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati