Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha testimoniato il 29 aprile davanti alla commissione d’inchiesta che indaga sulla corruzione ai vertici dello stato, in particolare sull’ex presidente Jacob Zuma e i suoi legami con la famiglia d’imprenditori Gupta. Ramaphosa ha ammesso pubblicamente gli errori commessi dal suo partito, l’African national congress (Anc, al potere dal 1994), che non ha saputo impedire e punire le ruberie, infrangendo le promesse fatte agli elettori. “È stata la pandemia di covid-19 a costringere l’Anc a fare un esame di coscienza e ad affrontare il marcio al suo interno”, scrive il . Il comitato esecutivo dell’Anc ha votato di recente una risoluzione che costringe i politici accusati di reati gravi a rinunciare temporaneamente all’incarico, pena la sospensione. Dopo la testimonianza di Ramaphosa, si sono accesi i riflettori sul segretario nazionale dell’Anc, Ace Magashule, che nell’autunno scorso è stato incriminato per corruzione. Il 5 maggio Magashule è stato sospeso dal partito. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1408 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati