◆ L’Etna, il vulcano più attivo d’Europa, si è risvegliato a febbraio con diciassette eruzioni in poche settimane, caratterizzate da violente esplosioni, lancio di materiale piroclastico e colate di lava.
Situato sulla costa orientale della Sicilia, il vulcano può eruttare da quattro crateri sommitali: la Voragine e la Bocca Nuova, che si sono formati nel 1945 e nel 1968 all’interno del cratere centrale; il Cratere di nordest, il punto più alto dell’Etna (3.326 metri), che si è formato nel 1911; e il Cratere di sudest, che si è formato nel 1971 e ultimamente è il più attivo dei quattro. A partire da febbraio quest’ultimo ha prodotto una serie di fontane di lava alte fino a 1,5 chilometri che hanno colorato il cielo notturno.
I sensori atmosferici a bordo dei satelliti possono individuare i gas e gli aerosol emessi dai vulcani e valutarne l’impatto ambientale. Quest’immagine, scattata dal satellite Sentinel-5P del programma Copernicus dell’Esa, mostra le concentrazioni di anidride solforosa che sono state spinte dal vento verso la Libia. Il gas incolore e irritante, che costituisce uno degli inquinanti atmosferici più pericolosi, è emesso dai vulcani quando il magma è relativamente vicino alla superficie.–Esa
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Questo articolo è uscito sul numero 1407 di Internazionale, a pagina 99. Compra questo numero | Abbonati