Almeno 82 persone sono morte e più di cento sono rimaste ferite il 25 aprile nell’incendio dell’ospedale Ibn al Khatib di Baghdad, destinato ai pazienti di covid-19. Secondo le ricostruzioni, l’incendio è scoppiato in un reparto di terapia intensiva a causa dell’esplosione di una bombola di ossigeno. Il primo ministro Mustafa al Kadhimi ha sospeso il ministro della salute, ha decretato tre giorni di lutto nazionale e ha ordinato un’indagine. Il giornale iracheno Al Mada scrive in copertina che questa “purtroppo sarà solo la prima tragedia del 2021”. L’incidente infatti, sottolinea il quotidiano, è stato causato “da una negligenza direttamente legata alla corruzione nel paese” e aggravato dal fatto che l’ospedale “non aveva un impianto antincendio”. Gli ospedali iracheni, già mal equipaggiati dopo decenni di guerra e di abbandono e a corto di medici che sono emigrati in massa, sono stati portati al limite estremo dalla pandemia. I casi di covid-19 in Iraq hanno superato il milione e i morti sono più di 15mila. La campagna di vaccinazione è stata lanciata a marzo, ma la popolazione resta scettica. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1407 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati