Il 27 aprile, dopo due giorni di combattimenti, migliaia di abitanti della capitale somala Mogadiscio stavano lasciando le loro case nel timore che scoppiassero nuove violenze tra le forze governative e quelle legate all’opposizione, riporta Africa News. Il 25 e 26 aprile Mogadiscio è stata il teatro di sparatorie e combattimenti come non se ne vedevano da anni, scaturiti dalla mancata organizzazione delle elezioni a febbraio e dalla decisione del parlamento, il 12 aprile scorso, di prolungare di due anni il suo mandato e quello del presidente Mohamed Abdullahi Farmaajo. Nei due giorni di violenze sono morte almeno tre persone e il 26 aprile un gruppo armato dell’opposizione aveva consolidato il suo controllo su alcune zone della città, dove aveva eretto delle barricate. Il 27 aprile Farmaajo ha tenuto un discorso radiofonico alla nazione promettendo di rinunciare all’estensione del mandato e di fissare una nuova data per le elezioni, nel rispetto degli accordi stretti con le altre forze politiche nel settembre del 2020. Gli scontri di Mogadiscio, fa notare The East African, sono scoppiati poche ore dopo che la ministra per gli affari umanitari Khadija Diriye aveva lanciato l’allarme sulla siccità nel paese: l’80 per cento del territorio somalo ha ricevuto piogge scarse e sporadiche.

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Questo articolo è uscito sul numero 1407 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati