◆ Quest’immagine, scattata dal satellite Landsat 8 della Nasa, mostra la penisola di Paraguaná, nel nordovest del Venezuela. Dal punto di vista naturalistico la penisola si distingue dal resto del paese, ricco di foreste tropicali, montagne e cascate. Collegata alla terraferma da una striscia di sabbia, ha infatti un clima caldo e secco, e ospita alcune bellissime spiagge.
Durante l’epoca del pliocene (da 5,3 a 2,6 milioni di anni fa) Paraguaná era ancora un’isola, ma negli ultimi dodicimila anni si è formato un istmo che l’ha unita alla terraferma. In epoca coloniale molti pirati e contrabbandieri si rifugiavano nella penisola. Oggi è invece apprezzata dai turisti e dalle aziende petrolifere. A Punto Fijo c’è una delle più grandi raffinerie del mondo. Le chiazze di colore verde scuro corrispondono alle foreste decidue (con alberi che perdono le foglie), che si trovano ad altitudini maggiori. Nella parte meridionale della penisola si vede la cresta di Santa Ana, che raggiunge gli 830 metri sul livello del mare. Ad altitudini inferiori crescono invece piante spinose. L’istmo di sabbia ospita il parco nazionale Médanos de Coro, che si estende per più di 90 chilometri quadrati. Il parco è famoso per le dune di sabbia (médanos) modellate dal vento, che arrivano a 40 metri d’altezza.
La penisola è una delle regioni più calde del Venezuela, con un clima da arido a semiarido. Sono condizioni insolite per queste latitudini: la maggior parte delle aree tropicali registra piogge abbondanti. Secondo alcuni meteorologi, il clima secco è dovuto agli alisei che soffiano costantemente prosciugando il terreno, ma secondo altri dipende dalla persistenza di sistemi ad alta pressione e da differenze termiche tra la terraferma e il mare.–Kasha Patel (Nasa)
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Questo articolo è uscito sul numero 1406 di Internazionale, a pagina 107. Compra questo numero | Abbonati