The Spirit of the Beehive (NATALIE PISERCHIO)

Il termine “realismo Kmart” fu coniato negli anni ottanta e descriveva la tendenza letteraria a usare frasi scarne per descrivere la desolazione dell’immaginario capitalista e suburbano. Potremmo usarlo anche per definire lo stile degli Spirit of the Beehive, che con Entertainment, death ci avvolgono di bagliori terrificanti e fosforescenti. Arrivano dai seminterrati punk di Filadelfia ma non somigliano a nessuno di quella scena. Frank Ocean è un loro fan e sembrano più un prodotto della londinese Warp. Questo disco non è molto diverso da quello che hanno fatto finora ma è migliore, più sofisticato. Ascoltare Wrong circle è come fare l’esperienza fisica di un brutto trip; voci melodiose sono contrapposte a pesanti sintetizzatori e percussioni. La musica è continuamente disturbata, come se stessimo sintonizzando una vecchia tv. Entertainment, death è un album bello e complicato. È un viaggio musicale nella paranoia notturna, a volte dai volumi troppo alti e disturbanti ma che in altri momenti riesce a essere intimo. Come un amico che ci racconta, ancora tremante, il suo incubo. Ma cosa vogliano dirci gli Spirit of the Beehive non è chiaro, sono imperscrutabili e in qualsiasi momento potrebbero ritrovarsi in una galassia lontana. Sophie Kemp, Pitchfork

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Questo articolo è uscito sul numero 1406 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati