Dopo che l’Etiopia ha annunciato di voler avviare la seconda fase di riempimento del bacino della diga Grand ethiopian renaissance (Gerd) alla prossima stagione delle piogge, l’Egitto e il Sudan hanno fatto sapere che, se non si raggiungerà un accordo sul futuro del Nilo, si rischia una guerra, scrive il settimanale del quotidiano panarabo Al Quds al Arabi. Dopo il fallimento dei colloqui d’inizio aprile a Kinshasa, il Sudan ha proposto un nuovo incontro entro la fine del mese. Ma difficilmente la disputa sulla ripartizione delle acque avrà un esito positivo, sostiene il giornale, perché è diventata “uno scontro tra nazionalismi, strumentalizzato per ragioni interne da leader autoritari”: l’egiziano Abdel Fattah al Sisi, che si è arrogato il potere in Egitto fino al 2030; ma anche l’etiope Abiy Ahmed che, nonostante il premio Nobel per la pace nel 2019, sta usando la diga per fare propaganda populista. È paradossale inoltre che questi governi invochino accordi dell’epoca coloniale per giustificare le loro rivendicazioni. “Come fa Il Cairo ad appellarsi all’accordo del 1902 con il Regno Unito – che aveva il mandato coloniale sull’Egitto – per negare all’Etiopia ogni diritto sul fiume? Non è per le stesse ragioni avanzate oggi dagli etiopi che il presidente Gamal Abdel Nasser nazionalizzò nel 1956 il canale di Suez?”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1405 di Internazionale, a pagina 23. Compra questo numero | Abbonati