◆ La crisi climatica incide sul mercato immobiliare negli Stati Uniti, scrive Grist. L’azienda Redfin ha condotto un sondaggio su duemila statunitensi che si sono trasferiti per motivi climatici. Per il 49 per cento il trasferimento era legato alla frequenza o all’intensità dei disastri naturali, per il 48 per cento alle temperature estreme e per il 36 per cento all’aumento del livello del mare. Per esempio, in alcune comunità costiere del sud della Florida, dove l’aumento del livello del mare è una minaccia imminente, dal 2013 le vendite di case si sono ridotte. Le case sul mare, un tempo pregiate, costano meno. Quelle più all’interno sono aumentate di valore, perché le persone benestanti si rifugiano in aree più sicure. Chi invece compra casa in un’area a rischio deve pagare premi assicurativi più alti, sempre che le compagnie accettino di stipulare polizze. Molte famiglie povere potrebbero essere costrette a spostarsi verso zone più a rischio, dove le case costano meno.
Il rischio climatico è percepito in modo diverso a seconda della regione del paese. Per esempio, nel midwest il problema è meno sentito perché non ci sono stati grandi disastri climatici. Anche l’età incide: la fascia di popolazione con più di 45 anni tende a ignorare il fattore climatico, che invece è preso in considerazione dalle persone tra i 35 e i 44 anni. La pandemia di covid-19 potrebbe portare a ulteriori sviluppi. I lavoratori in smart working potrebbero decidere di trasferirsi nelle aree in cui il rischio climatico è minore.
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Questo articolo è uscito sul numero 1405 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati