I più grandi musicisti del Mali, i maestri di kora Toumani Diabaté e Ballaké Sissoko, sono tra gli innovatori più convinti del paese. Non contenti delle loro eredità familiari (i due sono cugini), sono conosciuti in tutto il mondo per la loro abilità nel suonare l’arpa a ventun corde dell’Africa occidentale e non si sono mai fatti mancare le collaborazioni con altri artisti. L’ultimo disco di Diabaté con la London Symphony Orchestra uscirà tra poco, mentre in Djourou Sissoko ha messo insieme diversi ospiti. Tra questi c’è il violoncellista Vincent Ségal, con il quale ha già inciso due album sublimi, che si unisce al clarinettista Patrick Messina per una vivace interpretazione della Sinfonia fantastica di Hector Berlioz. Gli stati d’animo sognanti e ipnotici sono tipici della kora e Djourou ne offre diverse varianti. Nel pezzo che dà il titolo al disco c’è la gambiana Sona Jobarteh, che aggiunge lamenti vocali al duetto, mentre la popstar parigina Camille sussurra senza fiato in lode dello strumento di Sissoko nel brano Kora. C’è una certa nostalgia in Kadidja, una lenta meditazione del cantante angloitaliano e compagno di etichetta Piers Faccini, un po’ di grinta del rapper Oxmo Puccino su Frotter les mains e nove minuti tortuosi con la rock band Feu! Chatterton sul pezzo finale Un vêtement pour la lune. Un album coinvolgente e avventuroso.

Neil Spencer, The Observer

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Questo articolo è uscito sul numero 1405 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati