Mandalay, 3 marzo 2021 (Afp/Getty)

Continua a salire il numero delle vittime della repressione militare in Birmania, dove le proteste contro il golpe militare del 1 febbraio proseguono. Il 3 marzo a Rangoon un giornalista ha trovato il bossolo di un proiettile sparato dalla polizia contro un’ambulanza, scrive Irrawaddy: era stato fabbricato in Italia, un esempio di come l’embargo dell’Unione europea sulla vendita di armi e munizioni alla Birmania venga aggirato. L’8 marzo U Khin Maung Latt, funzionario del partito di Aung San Suu Kyi, che si trova in carcere, è morto mentre era sotto custodia della polizia. Dal 3 marzo non si hanno notizie di 350 ragazzi arrestati e su cui le autorità si rifiutano di dare informazioni alle famiglie. Le proteste stanno rallentando la campagna vaccinale contro il covid-19: 103mila operatori sanitari che avrebbero dovuto ricevere la seconda dose del vaccino AstraZeneca non si sono presentati in segno di adesione al movimento di disobbedienza civile che coinvolge un numero crescente di lavoratori nel paese. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1400 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati