◆ Quest’immagine, scattata da un astronauta a bordo della Stazione spaziale internazionale, mostra l’oasi di Jubbah, nel nord dell’Arabia Saudita, e le dune che la circondano, modellate dai venti occidentali. L’oasi è protetta dal monte Jabal Umm Sinman, che blocca il vento impedendo la formazione di dune a est. La regione è stata al centro di profondi cambiamenti climatici e antropologici durante l’olocene, l’epoca geologica cominciata circa undicimila anni fa.

Jubbah, che ha ventimila abitanti, fu costruita nel bacino di un paleolago nel deserto del Nefud, 650 chilometri a nordovest di Riyadh. Un paleo­lago è un’area in cui in passato era presente un lago, che poi si è prosciugato a causa di mutamenti climatici. Oggi il fondale dell’antico lago si trova circa cento metri al di sotto delle dune. Prima della desertificazione della penisola arabica, il lago faceva parte di una rete di sorgenti d’acqua dolce. Nonostante l’inaridimento della regione, il lago è sopravvissuto per molto tempo, favorendo gli insediamenti umani. Sul monte sono presenti incisioni rupestri (petroglifi) che risalgono ai primi abitanti e sono patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

A nord della città c’è un’autostrada, costruita su un percorso seguito in passato dalle carovane dei mercanti. A est del centro abitato si vedono decine di terreni agricoli circolari, dovuti all’irrigazione a perno centrale.–Nasa

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Questo articolo è uscito sul numero 1400 di Internazionale, a pagina 99. Compra questo numero | Abbonati