A Paavalampatti, un villaggio del Tamil Nadu, un giovane bramino scopre il corpo di un operaio, Murugappa, sotto un albero di tamarindo. L’omicidio di un paria non provoca nemmeno un mormorio nell’India pre-indipendenza divisa per caste. Solo il giovane Ramu è ossessionato dal ricordo del cadavere. Si mette in contatto con la figlia di Murugappa, Ponni. Tra loro comincia una tranquilla amicizia. La storia di Ramu e Ponni e la storia di un paese in fermento si dipanano parallelamente. Il romanzo è diviso in quattro parti. La prima è ambientata in campagna, a Paavalampatti, dove Shankar coglie bene la rigidità della gerarchia di casta. Dal villaggio, Ramu va a studiare a Madras. Nella terza e quarta parte del romanzo torniamo al Tamil Nadu, dove Ramu e Ponni decidono di costruire una scuola. Ma i guai li aspettano quando il proprietario della cava, che affitta ai due la sua terra, si rende conto che l’istruzione lo priva dei suoi lavoratori. Da questo punto in poi, una narrazione tesa si allenta improvvisamente. Ma è un romanzo ben costruito e attualissimo, perché l’India, come sappiamo, non è cambiata molto. Radhika Santhanam, The Hindu
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Questo articolo è uscito sul numero 1400 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati