Al referendum del 7 marzo gli svizzeri hanno approvato con il 51,2 per cento dei voti il divieto di coprirsi il volto in pubblico. La proposta avanzata dai populisti di destra dell’Unione democratica di centro proibisce tutti gli indumenti che coprono il volto, ma la campagna referendaria si era concentrata soprattutto su quelli indossati dalle donne musulmane, come il burqa e il niqab. Nonostante in Svizzera solo poche decine di persone portino questi indumenti, la questione aveva suscitato un acceso dibattito sull’estremismo e sul ruolo dell’islam nella società. Il governo si era espresso in favore del no, sostenendo che non spetta allo stato dire alle donne cosa indossare. A differenza di quanto era successo nel 2009 in occasione del referendum sul divieto di costruire minareti, però, stavolta il confronto è stato più civile e le posizioni sono state più sfumate, nota Le Temps. Diversi gruppi femministi e perfino alcune organizzazioni islamiche hanno sostenuto l’iniziativa, e il sì ha avuto la maggioranza anche in gran parte della Svizzera francofona, tradizionalmente più liberale rispetto agli altri cantoni, dove nel 2009 il no aveva vinto con ampio margine. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1400 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati