Londra, Regno Unito (Peter Summers, Getty)

Il 19 febbraio la corte suprema britannica ha respinto l’appello presentato da Uber contro una sentenza sfavorevole all’azienda dell’ottobre del 2016. Un tribunale del lavoro aveva stabilito in quell’occasione che gli autisti dell’app californiana nel Regno Unito sono dipendenti che hanno diritto al salario minimo e alle ferie pagate. Come altre aziende di trasporti e consegne, Uber ha sempre sostenuto che gli autisti sono lavoratori autonomi, a cui quindi non spetta il trattamento tipico di un dipendente. “I giudici della corte suprema, invece, hanno deciso – all’unanimità – che qualunque tentativo di aggirare le tutele di base del lavoro dipendente attraverso contratti artificiosi è illegittimo e inapplicabile”, scrive il Guardian. La corte ha precisato che “gli autisti devono essere considerati lavoratori dipendenti, dal momento che Uber esercita un alto grado di controllo su di loro, stabilendo i percorsi ed evitando d’informarli sulla destinazione di un passeggero fino a quando non accettano di prenderlo a bordo”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1398 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati