“ In Pakistan è comune prendere dei bambini come assistenti domestici: sono economici, si possono controllare e minacciare più facilmente, consumano poco, hanno più energia e occupano meno spazio”, scrive la pediatra Kishwar Enam su Dawn. “L’ironia è che, anche se il lavoro minorile è considerato in tutto il mondo una violazione abominevole dei diritti dell’infanzia, chi assume bambini si sente un benefattore”, spiega Enam, perché gli dà da mangiare e abiti che i loro genitori non possono permettersi. Ma il contratto è verbale, gli orari variano e la paga, il riposo e i pasti dipendono dalla generosità del datore di lavoro. Il Pakistan è firmatario della Convenzione dell’Onu per i diritti dell’infanzia e di quella per l’età minima dell’Organizzazione internazionale del lavoro e il governo dovrebbe garantire alle famiglie povere casa, vitto e servizi essenziali così che possano mandare i figli a scuola invece che a lavorare. Ma milioni di bambini pachistani prestano servizio nelle case delle famiglie benestanti. E nella maggior parte dei casi sono femmine.
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Questo articolo è uscito sul numero 1398 di Internazionale, a pagina 35. Compra questo numero | Abbonati