In tutte le scuole di Islamabad, gli alunni saranno obbligati a studiare l’arabo nei primi cinque anni e a imparare la grammatica araba dal sesto al dodicesimo anno. L’ha deciso il senato pachistano, che ha approvato all’unanimità la proposta di legge del senatore Javed Abbasi della Lega musulmana pachistana (Pml-N), il principale partito dell’opposizione. Una volta approvata dall’assemblea nazionale, la proposta diventerà legge e sarà probabilmente estesa al resto del paese. “Dovremmo essere contenti o preoccuparci?”, chiede lo scrittore Pervez Hoodbhoy su Dawn. Stando alle ragioni del promotore della legge, imparando l’arabo i pachistani avranno maggiori opportunità di lavoro. “Un’affermazione un po’ debole”, scrive Hoodbhoy, perché più che la lingua per trovare lavoro servono le competenze. Secondo Abbasi, inoltre, lo studio dell’arabo permetterà ai giovani pachistani di comprendere meglio il Corano e diventare dei buoni musulmani. “Ma è dal decimo secolo che si è cominciato a tradurre il Corano, perché per i non arabi è molto difficile capire l’arabo classico in cui fu scritto. Pensare che sapere l’arabo renda migliori è un’idea assurda. Davvero i senatori pachistani considerano i paesi dove si parla arabo esempi di integrità morale, parsimonia e virtù?”.
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Questo articolo è uscito sul numero 1397 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati