Lussemburgo (Pavel Demin, Getty)

“Nonostante scandali e indagini, il Lussemburgo continua a essere un paradiso fiscale capace di attirare multinazionali e persone molto ricche. Nel 2020 sono state create nel granducato 10.713 aziende, di cui spesso è impossibile identificare i proprietari”, scrive la Süddeutsche Zeitung, che ha realizzato l’inchiesta OpenLux insieme ad altri giornali. Nel piccolo paese europeo sono arrivati anche “personaggi discutibili: per esempio, un trafficante di armi al centro di un grande scandalo di corruzione in Francia, il boss di una delle maggiori organizzazioni criminali russe e persone legate alla ’ndrangheta italiana”. Nel 2014 il Lussemburgo era stato al centro di un’altra inchiesta, chiamata Lux-Leaks, che aveva svelato accordi e opache strutture societarie usate da multinazionali e ricchi possidenti per avere un trattamento fiscale di favore. In questi anni il governo del granducato aveva assicurato di essere diventato più trasparente e di non usare più sistemi dannosi per il fisco di altri paesi. “Ma alcuni esperti indipendenti continuano a considerarlo un paradiso fiscale. Gli economisti Ludvig Wier, Gabriel Zucman e Thomas Tørsløv stimano che, per esempio, a causa del Lussemburgo la Germania registri ogni anno minori entrate fiscali per circa cinque miliardi di euro”. Sono infatti circa 4.600, conclude il quotidiano bavarese, i cittadini tedeschi che risultano proprietari di un’azienda aperta nel Lussemburgo. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1396 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati