Il generale Horta N’Tam, capo di stato maggiore dell’esercito, è diventato il 27 novembre il nuovo uomo forte della Guinea Bissau dopo essere stato nominato presidente di una transizione che dovrebbe durare un anno. Il giorno prima, durante il colpo di stato, i militari avevano destituito il presidente Umaro Sissoco Embolo e sospeso il processo elettorale.

“Mi è appena stata affidata la direzione dell’alto comando”, ha dichiarato N’Tam dopo aver prestato giuramento durante una cerimonia presso il quartier generale dello stato maggiore.

“Il paese sta attraversando un periodo molto difficile. S’impongono quindi misure urgenti e ci sarà bisogno del contributo di tutti”, ha aggiunto.

N’Tam era considerato vicino al presidente deposto Embalo.

I militari hanno poi annunciato la riapertura delle frontiere, che erano state chiuse subito dopo il colpo di stato.

Il golpe era stato condotto il 26 novembre, alla vigilia della proclamazione dei risultati delle elezioni presidenziali del 23 novembre. Sia il team elettorale di Embalo sia quello del candidato dell’opposizione Fernando Dias da Costa avevano rivendicato la vittoria.

Subito dopo i militari avevano annunciato di aver assunto il “controllo totale del paese”, di aver arrestato Embalo e di aver sospeso il processo elettorale.

“Un alto comando per il ripristino dell’ordine, composto da tutti i rami delle forze armate, ha assunto la guida del paese fino a nuovo ordine”, aveva affermato un generale, Denis N’Canha.

“A spingerci a compiere questo passo è stata la scoperta da parte dei servizi di sicurezza di un piano per destabilizzare il paese, con il coinvolgimento dei signori della droga”, aveva aggiunto.

Il 27 novembre la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas/Cedeao) ha condannato il colpo di stato, definendolo “una grave violazione dell’ordine costituzionale” e “una minaccia alla stabilità del paese e dell’intera regione”.

Dopo l’indipendenza, nel 1974, la Guinea Bissau ha vissuto numerosi tentativi di colpo di stato, quattro dei quali riusciti.

Con quasi il 40 per cento della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà, il paese è considerato uno dei più poveri del mondo.

È anche noto per essere un crocevia del traffico di droga tra il Sudamerica e l’Europa.