L’amministrazione Trump ha presentato il 20 novembre un piano che prevede trivellazioni per il petrolio e il gas su milioni di chilometri quadrati di acque costiere degli Stati Uniti, una decisione che potrebbe portare a una massiccia espansione delle energie fossili.
L’annuncio conferma il crescente divario tra gli Stati Uniti, che hanno boicottato la conferenza delle Nazioni Unite Cop30 in corso in Brasile, e gran parte della comunità internazionale, impegnata a evitare le conseguenze più gravi della crisi climatica.
Il piano prevede 34 concessioni per le trivellazioni nel golfo del Messico (che il presidente statunitense Donald Trump ha ribattezzato golfo d’America), al largo della California e in una zona vergine lungo la costa settentrionale dell’Alaska.
Complessivamente sarà messa a disposizione dell’industria del petrolio e del gas un’area grande come l’Amazzonia.
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“Con questo piano garantiremo che l’industria offshore statunitense rimanga forte, che i nostri lavoratori continuino ad avere un impiego e che il nostro paese mantenga la sua posizione dominante nel settore energetico nei prossimi decenni”, ha dichiarato il segretario dell’interno Doug Burgum, criticando la precedente amministrazione Biden per aver “frenato le concessioni per le trivellazioni offshore”.
Durante la presidenza di Joe Biden, che aveva fissato obiettivi climatici ambiziosi per gli Stati Uniti e introdotto restrizioni sulle trivellazioni, la produzione petrolifera aveva comunque raggiunto un picco storico.
Trump, che considera la crisi climatica una “truffa”, ha smantellato un pezzo alla volta le politiche ambientali del suo predecessore, ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima e ha ribadito con forza la sua volontà di “trivellare a tutto spiano”.
Il piano potrebbe però incontrare una forte opposizione, tra cui quella del governatore democratico della California, Gavin Newsom, che ha immediatamente denunciato “il piano idiota di Trump”.
“Questo tentativo irresponsabile del presidente di vendere le nostre coste ai suoi donatori dell’industria petrolifera è destinato al fallimento”, ha affermato in un comunicato, ricordando che la California vieta da tempo nuove trivellazioni offshore.
“Useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per proteggere le nostre coste”, ha promesso.
Anche gli stati turistici che si affacciano sul golfo del Messico, ancora segnati dal ricordo della gigantesca marea nera causata dall’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel 2010, potrebbero opporsi. Il senatore repubblicano della Florida Rick Scott, per esempio, ha dichiarato sul social network X di essere contrario al piano.