Nella notte tra il 2 e il 3 novembre un terremoto di magnitudo 6,3 ha colpito il nord dell’Afghanistan, causando la morte di almeno 20 persone. Poco più di due mesi fa il paese era stato colpito dal sisma più mortale della sua storia recente.
L’epicento del terremoto è stato localizzato a Kholm, nella provincia di Samangan, circa 60 chilometri a est della grande città di Mazar-i Sharif, a 28 chilometri di profondità, secondo lo United States geological survey (Usgs).
“Almeno 20 persone sono morte e circa 320 sono rimaste ferite nelle province di Samangan e Balkh”, ha affermato Sharafat Zaman, portavoce del ministero della salute, precisando che il bilancio è provvisorio.
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A Mazar-i Sharif, capoluogo della provincia di Balkh, è stato danneggiato il santuario di Hazrat Ali, conosciuto anche come “moschea blu”, un gioiello architettonico del quattrocento.
Il ministero della difesa ha affermato di aver sgomberato una strada che era rimasta bloccata dalle frane, soccorrendo gli automobilisti.
La scossa è stata percepita anche nella capitale Kabul, a centinaia di chilometri di distanza, hanno riferito alcuni giornalisti dell’Afp.
Nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre un sisma di magnitudo 6 aveva colpito le province orientali di Kunar, Laghman e Nangarhar, causando la morte di più di 2.200 persone.
Le operazioni di soccorso e la consegna degli aiuti umanitari erano state ostacolate dalle difficoltà di accesso alle zone colpite.
In Afghanistan i terremoti sono molto frequenti, soprattutto lungo la catena montuosa dell’Hindu Kush, dove s’incontrano le placche tettoniche euroasiatica e indiana.
Dal 1900 il nordest del paese è stato colpito da dodici terremoti di magnitudo superiore a 7, secondo Brian Baptie, sismologo del British geological survey.
Dal suo ritorno al potere nel 2021 il regime dei taliban ha dovuto affrontare vari terremoti, tra cui uno nella provincia occidentale di Herat, nell’ottobre 2023, che aveva causato più di 1.500 morti.