Il 31 ottobre sono arrivati aiuti internazionali nei Caraibi, devastati dall’uragano Melissa, che ha causato quasi cinquanta morti ad Haiti e in Giamaica.
Case distrutte, quartieri allagati e comunicazioni interrotte. L’attenzione è ora rivolta alla valutazione dei danni causati da Melissa, che dovrebbe indebolirsi sull’Atlantico settentrionale dopo aver superato le Bermuda.
Secondo il National hurricane center (Nhc) degli Stati Uniti, si prevede che le inondazioni si attenueranno alle Bahamas, ma potrebbero persistere livelli elevati di acqua a Cuba, Giamaica, Haiti e nella vicina Repubblica Dominicana.
Reso ancora più distruttivo dai cambiamenti climatici, l’uragano è stato il più potente a toccare terra negli ultimi novant’anni, quando ha colpito la Giamaica come tempesta di categoria cinque, la più alta della scala Saffir-Simpson, con venti di circa trecento chilometri orari.
“Il bilancio delle vittime confermate è ora di 19”, di cui nove sulla punta occidentale dell’isola, ha dichiarato il ministro dell’informazione giamaicano Dana Morris Dixon, secondo quanto riportato dai mezzi d’informazione locali.
Molti residenti non sono ancora riusciti a contattare i propri cari, hanno spiegato le autorità. L’esercito giamaicano sta lavorando per liberare le strade bloccate, secondo il governo.
“C’è stata un’immensa distruzione di infrastrutture, proprietà, strade, reti di comunicazione ed energetiche”, ha dichiarato Dennis Zulu, coordinatore delle Nazioni Unite per diversi paesi caraibici, parlando da Kingston. “Le nostre valutazioni preliminari mostrano che il paese è stato devastato su una scala mai vista prima”.
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Ad Haiti, non colpita direttamente dall’uragano, ma toccata da forti piogge, almeno trenta persone, tra cui dieci bambini, sono morte e venti risultano disperse, secondo gli ultimi dati ufficiali pubblicati il 31 ottobre. Ventitré di queste morti sono state causate da un’alluvione fluviale nel sudovest del paese.
A Cuba, le comunicazioni telefoniche e stradali rimangono in gran parte inaffidabili.
A El Cobre, nel sudovest dell’isola comunista, il rumore dei martelli riecheggia sotto il sole: stanno cercando di riparare i tetti con l’aiuto di amici e vicini, ha osservato l’Afp.
“Melissa ci ha uccisi, lasciandoci devastati”, ha detto all’Afp Felicia Correa, che vive nel sud di Cuba, vicino a El Cobre. “Stavamo già attraversando enormi difficoltà. Ora, ovviamente, la nostra situazione è peggiorata”.
Circa 735mila persone sono state sfollate, secondo le autorità cubane.