Il 26 ottobre i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) hanno annunciato di aver assunto il controllo di Al Fashir, l’ultima grande città della regione occidentale del Darfur che era ancora controllata dall’esercito.

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha denunciato il 27 ottobre una “terribile escalation del conflitto”. “Il livello di sofferenza che vediamo in Sudan è davvero insopportabile”, ha aggiunto.

Minni Minnawi, governatore dello stato del Darfur Settentrionale, di cui Al Fashir è il capoluogo, ha chiesto di “garantire protezione ai civili rimasti intrappolati in città”.

L’esercito non ha reagito ufficialmente all’annuncio delle Rsf, che hanno proclamato la “vittoria” dopo aver assunto il controllo del quartier generale dell’esercito ad Al Fashir.

Le comunicazioni satellitari Starlink – l’unica rete funzionante – sono state interrotte, lasciando la città in un “blackout totale”, secondo il Sindacato dei giornalisti sudanesi.

Nelle ultime ore le Rsf hanno diffuso dei video in cui si vedono centinaia di uomini in abiti civili seduti in terra, circondati da combattenti che indossano la divisa dei paramilitari.

La situazione sul terreno rimane però molto confusa. Il 27 ottobre sono stati segnalati combattimenti intorno all’aeroporto di Al Fashir e nella parte ovest della città, secondo un comunicato di un gruppo di resistenza locale, che ha sottolineato la “totale mancanza di supporto aereo” da parte dell’esercito.

Il capo delle operazioni umanitarie delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, ha lanciato un appello per un corridoio umanitario per i civili: “Mentre i combattenti avanzano, centinaia di migliaia di civili sono intrappolati e terrorizzati, senza alcun accesso al cibo e alle cure mediche”.

Secondo le Nazioni Unite, circa 260mila civili sono rimasti bloccati ad Al Fashir. Più di un milione di persone sono fuggite dalla città dall’inizio del conflitto.

Le organizzazioni umanitarie temono violenze di massa ad Al Fashir, in particolare contro i gruppi etnici non arabi, tra cui gli zaghawa.

Negli ultimi mesi Al Fashir è diventata uno dei principali fronti della guerra civile in corso in Sudan dall’aprile 2023 tra l’esercito, guidato dal capo della giunta militare Abdel Fattah al Burhan, e le Rsf, guidate da Mohamed Hamdan Dagalo. Il conflitto ha causato decine di migliaia di morti e circa tredici milioni di sfollati, mentre la crisi umanitaria in corso è una delle più gravi della storia recente.

Sia l’esercito sia le Rsf sono accusate di crimini di guerra per aver deliberatamente preso di mira i civili e bloccato gli aiuti umanitari.