Il 23 ottobre il presidente ecuadoriano Daniel Noboa ha affermato di essere stato vittima di un tentativo di avvelenamento con dei cioccolatini e un barattolo di marmellata contenenti “tre sostanze chimiche”, ricevuti durante un evento pubblico.

Si tratta della seconda denuncia di un tentativo di omicidio nei confronti di Noboa dall’inizio del mese, in un contesto di forti proteste delle comunità indigene e violenze legate alle attività della criminalità organizzata.

“La presenza di questi tre composti chimici in alte concentrazioni non può essere casuale”, ha dichiarato Noboa, 37 anni, in un’intervista alla Cnn.

L’organismo militare incaricato della sicurezza di Noboa ha presentato una denuncia alla procura.

“Abbiamo sporto denuncia e fornito le prove”, ha dichiarato il presidente.

All’inizio di ottobre il governo ecuadoriano aveva denunciato un attacco a colpi di arma da fuoco contro il veicolo su cui viaggiava Noboa nel sud del paese, attribuito a manifestanti indigeni. Anche in quel caso era stata presentata una denuncia per tentato omicidio.

Dal 22 settembre il governo deve fare i conti con manifestazioni e blocchi stradali in varie province indetti dalla Conaie, la più grande organizzazione indigena del paese. Le proteste sono legate alla revoca dei sussidi sul diesel, che hanno causato un forte aumento dei prezzi.

Il 16 novembre in Ecuador è previsto un referendum, promosso da Noboa, sull’elezione di un’assemblea costituente. L’obiettivo è dotare il paese di una costituzione più repressiva nei confronti del traffico di droga.

Negli ultimi anni l’Ecuador, un tempo considerato un’oasi di pace in America Latina, ha registrato un netto aumento delle violenze dopo essere diventato un importante centro logistico per le spedizioni di cocaina verso gli Stati Uniti e l’Europa.

Secondo i dati del governo, più del 70 per cento della cocaina prodotta in Colombia e Perù passa per i porti ecuadoriani.