Quaranta migranti provenienti dall’Africa subsahariana, tra cui alcuni neonati, sono morti il 22 ottobre in un naufragio al largo della Tunisia, mentre cercavano di raggiungere l’Europa, ha dichiarato all’Afp un funzionario tunisino.

“Un’imbarcazione fatiscente in ferro, che trasportava 70 migranti, si è rovesciata al largo di Salakta”, una cittadina costiera nell’est del paese, ha precisato Walid Chtabri, portavoce della procura di Mahdia, aggiungendo che “quaranta sono morti e trenta sono stati soccorsi”.

Chtabri non ha fornito ulteriori dettagli sul luogo di partenza dell’imbarcazione e sulle cause del naufragio.

La rotta del Mediterraneo centrale è considerata una delle più pericolose del mondo, con 32.803 persone morte o disperse dal 2014, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).

La Tunisia, le cui coste distano in alcuni punti meno di 150 chilometri dall’isola italiana di Lampedusa, è diventata negli ultimi anni, insieme alla Libia, uno dei principali punti di partenza in Nordafrica per i migranti diretti in Europa.

Nel 2023 la Tunisia ha firmato un accordo con l’Unione europea da 255 milioni di euro, di cui quasi la metà destinati alla lotta contro l’immigrazione irregolare, che ha portato a un forte calo delle partenze verso l’Italia.

Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), dall’inizio dell’anno 55.976 migranti sono sbarcati in Italia, con un aumento del 2 per cento rispetto al 2024, ma la grande maggioranza è partita dalla Libia (49.792) e solo una minoranza dalla Tunisia (3.947).

All’inizio di aprile le autorità tunisine hanno cominciato a smantellare i campi informali per migranti negli uliveti vicino a Sfax, che ospitavano circa ventimila persone.

Alla fine di marzo il presidente Kais Saied ha invitato l’Oim a intensificare gli sforzi per garantire il “ritorno volontario” dei migranti irregolari nei paesi d’origine.