Il 16 ottobre il parlamento greco ha approvato un controverso progetto di legge, promosso dal governo conservatore, che prevede la possibilità di giornate lavorative di 13 ore nel settore privato. I sindacati hanno reagito denunciando un “un ritorno al medioevo”.

Al termine di due giorni di accesi dibattiti, la maggioranza dei deputati ha approvato il testo, in base al quale, a determinate condizioni e dietro compenso maggiorato, un dipendente potrà lavorare 13 ore al giorno per un unico datore di lavoro, per un numero massimo di 37 giorni all’anno.

I deputati del partito Syriza (sinistra) hanno rifiutato di partecipare al voto, denunciando una “mostruosità legislativa, una deregolamentazione del lavoro che minaccia diritti fondamentali”.

Per due volte, il 1 e il 14 ottobre, la Grecia era stata paralizzata da scioperi generali contro la riforma.

In un paese in cui l’economia si è ripresa dalla crisi finanziaria ma rimane fragile, con salari bassi, la possibilità di lavorare 13 ore al giorno esisteva già, ma solo in caso di due o più datori di lavoro.

“Ora permetteremo ai lavoratori dipendenti di farlo per un unico datore di lavoro, senza doversi spostare, con una retribuzione maggiorata del 40 per cento”, ha dichiarato in parlamento la ministra del lavoro e della previdenza sociale Nikī Kerameōs.

Kerameōs ha assicurato che questo avverrà su base strettamente volontaria e che nessun dipendente sarà costretto a farlo.

La ministra ha sottolineato che “molti lavoratori ci chiedono di poter lavorare di più, soprattutto nel settore del turismo”.

Attualmente in Grecia l’orario di lavoro è di otto ore al giorno, con la possibilità di effettuare fino a tre ore di straordinario.

Calo della disoccupazione

L’opposizione di sinistra ha reagito denunciando una progressiva deregolamentazione del mercato del lavoro voluta dal primo ministro Kyriakos Mītsotakīs, in carica dal 2019.

“La giornata lavorativa di 13 ore nasce dal nulla, è solo l’ultimo anello di una catena per lo smantellamento dei diritti dei lavoratori ”, ha dichiarato Nikos Androulakis, leader del Pasok (centrosinistra).

Ma Nuova democrazia (Nd, centrodestra), la formazione di Mitsotakis, ha sottolineato il forte calo della disoccupazione in Grecia, passata dal 18 all’8 per cento in appena sei anni.

“Squilibrio di potere”

La Confederazione dei lavoratori greci (Gsee) ha denunciato “il rischio di peggiorare una situazione già molto difficile”.

Secondo il sindacato, infatti, molti dipendenti non avranno la possibilità di rifiutarsi di lavorare 13 ore “a causa dello squilibrio di potere con il datore di lavoro, aggravato dalla precarietà del mercato del lavoro”.

Secondo Eurostat, l’orario di lavoro settimanale dei greci, pari a 39,8 ore, è già superiore alla media dei ventisette paesi membri dell’Unione europea (35,8 ore).